Il disegno è uno dei primi linguaggi che l’essere umano utilizza come mezzo di comunicazione; è un gioco che inizia da bambini con i primi scarabocchi che in realtà racchiudono il loro mondo. Il disegno è poi, interpretazione ma soprattutto tecnica.
E' interessante conoscere il percorso "didattico" che un giovane inesperto ma con talento doveva seguire il Italia nel periodo del Rinascimento per divenire "artista". Non c'erano scuole d'arte o accademie, l'unico modo era un lungo tirocinio, regolato da un contratto, presso la "bottega" di un maestro, meglio se già affermato. In questo caso poteva accadere che il genitore dell'apprendista pagasse affinchè il figlio fosse preso a bottega dal grande artista.
Il lavoro in bottega incominciava all’età di 10, 12 anni, durava da cinque a dieci anni o più e consisteva nel macinare i colori, preparare le tele o le tavole da dipingere. Compito principale era soprattutto disegnare. Il disegno era considerato didatticamente importante nella formazione dell'artista e per questa ragione veniva praticato con continuità e costanza e con un impegno nello studio ed esecuzione delle forme o delle espressioni che diventava ossessivo e maniacale. Gli allievi copiavano opere del loro maestro o gli illustri modelli dell'arte più antica (Giotto, Masaccio) e crescendo di esperienza ed abilità potevano reinterpretare la copia secondo il gusto moderno. Tutto questo lavoro non era finalizzato alla realizzazione di un'opera, ma era pura esercitazione grafica attraverso molteplici stimoli.
Padroneggiare l'arte del disegno voleva e vuol quindi dire saper portare un oggetto reale che ha tre dimensioni, su un supporto piatto, il foglio, che di dimensioni ne ha due, facendolo emergere. Per far bene ciò serve applicare le regole della prospettiva, la teoria della luce e dell'ombra e tutte le tecniche fondamentali per ingannare l'occhio.
Quindi prima di diventare pittore, scultore o architetto, l'artista era un disegnatore. Dopo questo duro periodo l'apprendista poteva presentare una sua opera, un lavoro fatto al meglio che veniva valutato dal suo maestro e dalla corporazione di appartenenza. Se il giudizio era positivo l'apprendista diventava artista e poteva aprire una sua bottega.
Nel mio percorso ho imparato come un garzone di bottega la tecnica del disegno e continuo a lavorare per approfondire le possibilità tecniche unendo a questa curiosità lo spirito del bambino che fa e ama quello che fa perchè semplicemente lo rappresenta. Amo disegnare con cura ogni particolare cercando di rendere un viso o una trama vividi così mi piace applicare questa tecnica al ritratto trasformando i pixel di una foto in tratti di matita.
Tratto dopo tratto emerge un volto con le sue caratteristiche, il suo fascino, la sua forza e la sua vita che cerco di cogliere per fissare quell' attimo della vita di una persona in un ritratto che valorizza un ricordo. Non finirei mai il lavoro, c'è sempre un'ombra da aggiungere, una sfumatura da cogliere...
commissiona un ritrattoGuardo una fotografia e la scelgo se mi da gioia, piacere e tocca le corde dei miei ricordi. Essa è il pretesto, il mezzo, un punto di partenza, importante è il fatto che mi emozioni. Poi, con accentuato realismo, attraverso l'estrema cura del particolare esploro il soggetto e ne seguo le linee e la trama esaltando con la matita carica di luce e ombra l'intricata, complessa, natura della realtà stessa. Cerco il dettaglio presente e quotidiano che spesso non percepiamo interamente o non vediamo nemmeno.